Mojo Vision, la start-up delle lenti a contatto in realtà aumentata Scroll to top

Mojo Vision, la start-up tecnologica che sviluppa lenti a contatto in realtà aumentata

Una start-up della Silicon Valley sta sviluppando lenti a contatto in realtà aumentata che forniranno agli utenti informazioni in tempo reale dal Web.

Mojo Vision, un’ambiziosa start-up fondata nel 2015 che da allora ha raccolto oltre 100 milioni di dollari, durante il Consumer Electronics Show di Las Vegas, ha consentito ai visitatori di testare un prototipo di lenti a contatto in realtà aumentata e vedere una simulazione dell’interfaccia utente.

Le lenti sono identiche a quelle tradizionali, ma sono dotate di uno schermo micro-LED, un microprocessore, comunicazione wireless e vari sensori. Le lenti si attivano grazie ai movimenti dell’occhio e danno informazioni in tempo reale a chi le indossa.

L’azienda afferma che potranno avere molteplici utilizzi e non avranno problemi di privacy e costi come i Google Glass in quanto saranno un display digitale discreto e semplice da utilizzare.

Come funzionano?

La lente è equiparabile allo schermo di un computer. Una volta calibrata, la schermata principale si attiva guardando di lato, mentre le opzioni possono essere selezionate guardandole. Mantenere lo sguardo fisso su una opzione per alcuni millisecondi equivale a un doppio clic, mentre guardare di lato fa tornare alla schermata prima.

Le lenti non sono dotate di una fotocamera e non possono registrare nulla, ma all’interno si trova un sensore di immagine per distinguere gli oggetti. In futuro, Mojo ha detto che grazie a questo sensore si potrebbe arrivare a riconoscere i volti delle persone.

Per ora, le lenti hanno una potenza di calcolo limitata e devono essere collegate a un dispositivo esterno, tramite una tecnologia di comunicazione a breve distanza che hanno scherzosamente chiamato Mojotooh (prendendo spunto da Bluetooth).

Per quanto riguarda i tempi, non si sa ancora quando il prodotto sarà ultimato e messo sul mercato, eppure gli oculisti che hanno provato il prototipo erano ottimisti circa il risultato e le prospettive che può avere questa tecnologia.

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